Oggi è uno di quei giorni, in uno di quei periodi, nei quali vorresti ribaltarlo, il mondo. Cambiarlo, trasformarlo, rivoltarlo.
Creare nuovi spazi, nuovi ambienti, una nuova vita.
Respiro aria di rivoluzione, ma ahimè, mi sento bloccata, incatenata, tanto da non riuscire a venirne fuori e trovare finalmente la chiave di volta, il guizzo, l’idea, che mi tirino fuori da questo torpore e mi restituiscano un brivido di euforia. Divento matta, mi scervelo, ci penso e ci ripenso, ma nulla. Vago nella rete in cerca di una soluzione che per il momento è lontanissima. Nulla all’orizzonte.
A Roma è venuta giù la neve. Un brivido collettivo che è durato un momento. Il resto è fatto solo di chiacchiere, trite e ritrite, polemiche stantie, giochi di potere (e dunque di meschino esercizio dello stesso) spinti all’ennesimo grado, che vanno ad aggiungersi a quelle molte, troppe, situazioni che quotidianamente siamo costretti a vedere. Sempre più allibiti. Sempre più avviliti, schiacciati dal peso di una situazione generale (italiana, europea) che non abbiamo provocato noi, ma che stiamo subendo pesantemente.
Oltre a ciò, Roma scopre di essere una capitale sporca, violenta, profondamente ingiusta, poco vivibile, caotica, male organizzata.
Come posso, in questo contesto, garantire al mio bambino una vita…normale?
Ci sarebbe bisogno di un paese civile, almeno. Non dico molto, ma serio, normale, dico addirittura noioso, ma civile, diosanto.